Ti ringrazierò e ti loderò, benedirò il nome del Signore.
Quando ero ancora giovane, prima di viaggiare, ricercai assiduamente la sapienza nella preghiera.
Davanti al santuario pregando la domandavo, e sino alla fine la ricercherò.
Del suo fiorire, come uva vicina a maturare, il mio cuore si rallegrò. Il mio piede si incamminò per la via retta; dalla giovinezza ho seguito le sue orme.
Chinai un poco l'orecchio per riceverla; vi trovai un insegnamento abbondante.
Con essa feci progresso; renderò gloria a chi mi ha concesso la sapienza.
Sì, ho deciso di metterla in pratica; sono stato zelante nel bene, non resterò confuso.
La mia anima si è allenata in essa; fui diligente nel praticare la legge. Ho steso le mani verso l'alto; ho deplorato che la si ignori.
A lei rivolsi il mio desiderio, e la trovai nella purezza. In essa acquistai senno fin da principio; per questo non la abbandonerò.
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l'anima;
la testimonianza del Signore è verace,
rende saggio il semplice.
Gli ordini del Signore sono giusti,
fanno gioire il cuore;
i comandi del Signore sono limpidi,
danno luce agli occhi.
Il timore del Signore è puro, dura sempre;
i giudizi del Signore sono tutti fedeli e giusti
più preziosi dell'oro.
più preziosi dell'oro, di molto oro fino,
più dolci del miele e di un favo stillante.
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E mentre egli si aggirava per il tempio, gli si avvicinarono i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero:
«Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farlo?».
Ma Gesù disse loro: «Vi farò anch'io una domanda e, se mi risponderete, vi dirò con quale potere lo faccio.
Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi».
Ed essi discutevano tra sé dicendo: «Se rispondiamo "dal cielo", dirà: Perché allora non gli avete creduto?
Diciamo dunque "dagli uomini"?». Però temevano la folla, perché tutti consideravano Giovanni come un vero profeta.
Allora diedero a Gesù questa risposta: «Non sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose».
"Voglio spiegartelo, ascoltami, ti racconterò quel che ho visto" (Gb 15,17). Tipico dell'arrogante è non aver mai il sentimento di giustizia senza piegarsi all'orgoglio; non elevarsi con la propria intelligenza sopra lui stesso che per cadere, gonfio di vanità, nel trabocchetto dell'orgoglio; credersi più saggio dei saggi; rivendicare il rispetto di chi vale più di lui; pretendere d'insegnare con aria di autorità a chi è più santo di lui. Da ciò la parola: "Voglio spiegartelo, ascoltami, ti racconterò quel che ho visto". (...)
Dopo questa parola: "Per tutti i giorni della vita il malvagio è orgoglioso" (Gb 15,20 Vg), Giobbe aggiunge: "Sono incerti gli anni della sua tirannia". In altre parole: Perché inorgoglirsi di non so quale certezza, quando la pena dell'incertezza è retaggio della condizione umana? Ma agli uomini di vita depravata, Dio onnipotente non riserva solo il supplizio della vita futura; già quaggiù, nei loro fallimenti il loro cuore è punito: peccando si condannano da soli, sempre tremanti, provocatori, nel timore di soffrire da altri quello che ricordano aver fatto loro stessi soffrire a qualcuno.
Facciamo dunque l'elogio degli uomini illustri, dei nostri antenati per generazione.
Di altri non sussiste memoria; svanirono come se non fossero esistiti; furono come se non fossero mai stati, loro e i loro figli dopo di essi.
Invece questi furono uomini virtuosi, i cui meriti non furono dimenticati.
Nella loro discendenza dimora una preziosa eredità, i loro nipoti.
La loro discendenza resta fedele alle promesse e i loro figli in grazia dei padri.
Per sempre ne rimarrà la discendenza e la loro gloria non sarà offuscata.
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