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Dio ci ama tanto da dare suo Figlio

In questo brano Giovanni ci consegna il nucleo incandescente del suo Vangelo: Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio. È il versetto centrale del quarto Vangelo, il versetto dello stupore che rinasce ogni volta, ad ogni ascolto. Il versetto dal quale scaturisce la storia di Dio con noi. Tra Dio e il mondo, due realtà che tutto dice lontanissime e divergenti, queste parole tracciano il punto di convergenza, il ponte su cui si incontrano e si abbracciano finito ed infinito: l'amore, divino nell’uomo, umano in Dio. Dio ha amato: un verbo al passato, per indicare un'azione che è da sempre, che continua nel presente, e il mondo ne è intriso: «immersi in un mare d'amore, non ce ne rendiamo conto» (G. Vannucci). Noi non siamo cristiani perché amiamo Dio. Siamo cristiani perché crediamo che Dio ci ama. Tanto da dare suo Figlio: Dio ha considerato ogni nostra persona, questo niente cui ha donato un cuore, più importante di se stesso. Ha amato me quanto ha amato Gesù. E questo sarà per sempre: io amato come Cristo. E non solo l'uomo, è il mondo intero che è amato, dice Gesù, la terra è amata, e gli animali e le piante e la creazione tutta. E se Egli ha amato il mondo, anch'io devo amare questa terra, i suoi spazi, i suoi figli, il suo verde, i suoi fiori, la sua bellezza. Terra amata.

Dio ha tanto amato, e noi come lui: «abbiamo bisogno di tanto amore per vivere bene» ( J. Maritain). Quando amo in me si raddoppia la vita, aumenta la forza, sono felice. O­gni mio gesto di cura, di tenerezza, di amicizia porta in me la forza di Dio, spalanca una finestra sull'infinito. «È l'amore che fa esistere» (M. Blondel).

A queste parole la notte di Nicodemo si illumina. Lui, il fariseo pauroso, troverà il coraggio, prima impensabile, di reclamare da Pilato il corpo del crocifisso.

Dio non ha mandato il Figlio per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato, perché chi crede abbia la vita. A Dio non interessa istruire processi contro di noi, neppure per assolverci nell'ultimo giorno. La vita degli amati non è a misura di tribunale, ma a misura di fioritura e di abbraccio. Cristo, venuto come intenzione di bene, sta dentro la vita come datore di vita e ci chiama ad escludere dall'immagine che abbiamo di Lui, a escludere per sempre, qualsiasi intenzione punitiva, qualsiasi paura. L'amore non fa mai paura, e non conosce altra punizione che punire se stesso.

Dio ha tanto amato, e noi come Lui: ci impegniamo non per salvare il mondo, l'ha già salvato Lui, ma per amarlo; ci impegniamo non per convertire le persone, ma per amarle. Se non per sempre, almeno per oggi; se non tanto, almeno un po'. E fare così perché così fa Dio.

padre Ermes Ronchi

Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere

Oggi contempliamo Gesù che caccia i mercanti dal tempio. Questo gesto ci piace perché la nostra sensibilità ci dice che ciò che riguarda Dio e la religione deve essere gratuito. Ma il gesto di Gesù è molto più importante di quello che istintivamente pensiamo, perché cacciando i mercanti dal tempio fa saltare tutta una prassi religiosa che anche oggi, ogni volta che viene denunciata e cacciata fuori, in qualche modo rientra dalla finestra.

Allora la gente offriva animali a Dio, pensando di farlo contento e cosi di meritarsi la grazia richiesta. Più l'animale era costoso, più pensavano di meritarsi la grazia. Oggi incontro spesso la stesa mentalità; non si offrono più animali ma offerte, sacrifici e penitenze. Più l'offerta o il sacrificio sono grossi, più si pensa di vincolare Dio e di poter pretendere la grazia. Infatti chi vive questo, quando poi la grazia non arriva o vede che le cose gli vanno male, si scandalizza e comincia a pensare che Dio è cattivo e ingiusto. Erano e sono tentativi di costringere Dio a fare quello che vogliamo noi, ma anche Dio ama la gratuità.

Gesù viene a camminare in mezzo a noi e a servirci nella massima gratuità. Non ci chiede nulla e ci dice che il Padre sa già di cosa abbiamo bisogno. C'invita ad una nuova preghiera che non è più quella di chi chiede, ma quella di chi scopre di avere ricevuto molto e si limita a ringraziare; ma sopratutto c'invita a vivere della comunione e nella comunione con Lui.

padre Paul Devreux

Finestre di cielo aperte sul Regno

Gesù porta i tre discepoli sopra un monte alto.

La montagna è la terra dove si posa il primo raggio di sole e indugia l'ultimo, la terra che si innalza nella luce, la più vicina al cielo, quella che Dio sceglie per parlare e rivelarsi. Infatti lassù appaiono Mosè ed Elia, gli unici che hanno veduto Dio. E si trasfigurò davanti a loro. Il Vangelo non evidenzia nessun particolare della trasfigurazione, se non quello delle vesti diventate splendenti.

Ma se così luminosa è la materia degli abiti che coprono il corpo, quale non sarà lo splendore del corpo? E se così è il corpo, cosa sarà del cuore? È come quando il cuore è in festa e la festa si comunica al volto, e di festa sono anche i vestiti.

Pietro ne è sedotto, prende la parola: che bello essere qui! Facciamo tre capanne. L'entusiasmo di Pietro, la sua esclamazione stupita: che bello! ci fanno capire che la fede per essere pane, per essere vigorosa, deve discendere da uno stupore, da un innamoramento, da un «che bello!» gridato a pieno cuore. Ciò che seduce Pietro non è l'onnipotenza di Dio, non lo splendore del miracolo, il fascino dell'infinito, ma la bellezza del volto di Gesù. Quel volto è il luogo dove è detto il cuore, il suo cuore di luce; dove l'uomo si sente finalmente a casa: qui è bello stare! Altrove siamo sempre lontani, in viaggio. Il nostro cuore è a casa solo accanto al tuo. Il Vangelo della Trasfigurazione mette energia, dona ali alla nostra speranza: il male e il buio non vinceranno, non è questo il destino dell'uomo. Alimenta un pregiudizio sulla bontà dell’'uomo, un pregiudizio positivo: Adamo ha, o meglio, è una luce custodita in un guscio di creta. La sua vocazione è liberare la luce.

Avere fede è scoprire, insieme con Pietro, la bellezza del vivere, ridare gusto a ogni cosa che faccio, al mio svegliarmi al mattino, ai miei abbracci, al mio lavoro. Tutta la vita prende senso e si illumina. Ma questo Vangelo ci porta una notizia ancora più bella: la trasfigurazione non è un evento che riguarda Gesù solo, al quale noi assistiamo da spettatori. È un evento che ci riguarda tutti, al quale possiamo e dobbiamo partecipare.

Il volto di Gesù sul monte è il volto ultimo dell'uomo, è il presente del futuro. È come sbirciare per un attimo dentro il Regno, vederlo come una forza possente che preme sulla nostra vita, per trasformarci, per aprire finestre di cielo. Il Vangelo di domenica scorsa chiedeva: convertiti. La conversione è come il movimento del girasole, questo girarsi verso la luce. Il Vangelo di questa domenica offre il risultato: mi giro e trovo il sole, sono irradiato, mi illumino, mi imbevo e godo della luce, il simbolo primo di Dio.

padre Ermes Ronchi

Convertitevi e credete al Vangelo (Mc 1,15)

Comincia così, nel Vangelo di Marco, l'annuncio di Gesù al mondo, il suo messaggio di salvezza: «Il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete al Vangelo».
Con la venuta di Gesù spunta un'era nuova, l'era della grazia e della salvezza. E le sue prime parole sono un invito ad abbracciare la grande novità, la realtà stessa del Regno di Dio che egli pone alla portata di tutti, vicino a ogni uomo. Ed indica subito la strada: convertirsi e credere al Vangelo, e cioè cambiare radicalmente vita e accettare, in Gesù, la parola che Dio attraverso lui rivolge all'umanità di tutti i tempi. Sono due cose che vanno di pari passo: la conversione e la fede e non c'è l'una senza l'altra, ma l'una e l'altra scaturiscono al contatto con la parola viva, alla presenza di Gesù che anche oggi ripete alle folle:

Convertitevi e credete al Vangelo

Quello che opera la Parola di Dio accolta e vissuta è un completo mutamento di mentalità (= conversione). Trasfonde nei cuori di tutti: europei, asiatici, australiani, americani, africani i sentimenti di Cristo di fronte alle circostanze, al singolo e alla società. Ma come può il Vangelo operare il miracolo di una profonda conversione, di una fede nuova e luminosa? Il segreto sta nel mistero che le parole di Gesù racchiudono. Esse non sono semplicemente esortazioni, suggerimenti, indicazioni, direttive, ordini, comandi. Nella parola di Gesù è presente Gesù stesso che parla, che ci parla. Le sue Parole sono egli stesso, Gesù stesso.

E così noi, nella Parola lo incontriamo. E accogliendo la Parola nel nostro cuore, come egli vuole che sia accolta (e cioè essendo pronti a tradurla in vita) siamo uno con lui ed egli nasce o cresce in noi. Ecco perché ognuno di noi può e deve accogliere l'invito così pressante ed esigente di Gesù.

Convertitevi e credete al Vangelo

Qualcuno potrà considerare le parole del Vangelo troppo alte e difficili, troppo distanti dal modo di vivere e di pensare comune, e sarà tentato di chiudersi all'ascolto, di scoraggiarsi. Ma tutto questo accade se pensa di dover spostare da solo la montagna della sua incredulità. Mentre basterebbe si sforzasse di vivere anche solo una Parola del Vangelo per trovare in essa un aiuto inatteso, una forza unica, una lampada per i suoi passi . Perché quella Parola, essendo una presenza di Dio, il comunicarsi con essa rende liberi, purifica, converte, porta conforto, gioia, dona sapienza.

Convertitevi e credete al Vangelo

Quante volte nella nostra giornata questa Parola può esserci di luce! Ogni volta che ci scontriamo con la nostra debolezza o con quella degli altri, ogni volta che seguire Gesù ci sembra impossibile o assurdo, ogni volta che le difficoltà tentano di abbatterci, questa Parola può essere per noi un colpo d'ala, una boccata d'aria fresca, uno stimolo a ricominciare. Basterà una piccola, rapida "conversione" di rotta per uscire dal chiuso del nostro io ed aprirci a Dio, per sperimentare un'altra vita, quella vera.
Se poi potremo condividere questa esperienza con qualche persona amica, che ha fatto anch'essa del Vangelo il proprio codice di vita, vedremo sbocciare o rifiorire intorno a noi la comunità cristiana.
Perché la Parola di Dio vissuta e comunicata fa anche questo miracolo: dà origine a una comunità visibile, che diviene lievito e sale della società, testimoniando Cristo in ogni angolo della terra.

L’esperienze di Lourdes 2018

Da Giovedì 8 Febbraio a Lunedì 12 Febbraio le comunità di Santa Croce a Quinto e di San Quirico a Legnaia hanno condiviso la grazia di partecipare insieme al pellegrinaggio a Lourdes. Vogliamo condividere, attraverso la testimonianza di alcuni fedeli, l’entusiasmo da cui ci sentiamo contagiati e il proposito di fare tesoro di quanto vissuto in quei giorni per una crescita personale e comunitaria.

Siamo tornati cantando! L'entusiasmo non voleva finire!

Abbiamo vissuto tre giorni bellissimi e, riguardando le foto scattate, si sente la nostalgia delle emozioni, della gioia, delle lacrime versate, della contentezza e dei sorrisi che abbiamo trovato nelle persone. Non è facile descrivere la commozione e le emozioni provate … troppo grandi e profonde. Il numero delle persone presenti a Lourdes è impressionante, a qualsiasi ora, anche la notte e la mattina presto.

La fila per passare nella grotta e l'attesa per l'inizio del Rosario è un'occasione per pregare e così la preghiera si diffonde da persona a persona. Tutti pregano, si uniscono a quelli che già hanno cominciato e la preghiera sale in alto, arriva dal Signore che ci guarda e protegge.

Si sente veramente la pace del cuore. Durante le celebrazioni comunitarie, il silenzio interiore annulla tutti i nostri pensieri umani e la preghiera raggiunge livelli alti: si prega con il cuore e si entra in sintonia con Dio.

Anche i canti sono veramente preghiera e ci si accorge che quello che si canta è quello che si voleva dire, ma non si sapeva come dirlo … e si è contenti di essere riusciti ad esprimere le cose che erano dentro.

Il brutto tempo non ci ha risparmiati, ma è molto bello rimanere a guardare la Madonna o seguire la processione dei flambeaux mentre piove, insieme ai tanti che nonostante tutto non si scoraggiano. Siamo una grande famiglia e ci sentiamo molto amati. Ringraziamo mille volte la Madonna perché, guardandoLa nella Sua grotta, abbiamo riscoperto la preziosità del prossimo e abbiamo ritrovato noi stessi nelle nostre difficoltà. E' stata un'esperienza meravigliosa, grazie anche a Padre Lazzaro e Don Felix che ci hanno guidato in ogni momento. Elisabetta e Maria Luisa

Testimonianze di fede

Non è semplice descrivere in poche righe le emozioni provate nel pellegrinaggio a Lourdes della scorsa settimana. La parola che mi viene in mente con più insistenza è: FEDE. E ci sono tanti modi di vivere la fede, nessuno meno forte o meno intenso degli altri, semplicemente diverso. In questi giorni ho visto la fede forte, salda, dal sapore un po' antico delle signore di una certa età che nonostante i tanti acciacchi non volevano mancare a nessun appuntamento e, incuranti del freddo e della pioggia, hanno partecipato comunque alla fiaccolata intorno al Santuario. Ho potuto apprezzare la fede giovane e vivace del mio compagno di stanza, guardandolo negli occhi, pieni di stupore e meraviglia. Ho visto la fede nelle coppie di sposi che, dopo una vita passata insieme, hanno ancora tanto amore da donarsi. Ho ammirato la fede dei molti malati che si avvicinavano con tanta speranza alla grotta delle apparizioni. Mi sono stupito della fede di quanti si mettevano in fila alle fontane della sorgente miracolosa per riempire le taniche di acqua da portare agli amici e parenti che non erano potuti venire in pellegrinaggio. Grazie a tutti i miei compagni di viaggio, grazie alla Parrocchia di Santa Croce a Quinto che ha accolto noi di San Quirico a Legnaia con tanto affetto. Grazie soprattutto al Signore per averci regalato questa stupenda esperienza. Filippo

Un motivo per ringraziare

Mi ero già recata a Lourdes nell'ottobre del 1994 durante una tappa del mio viaggio di nozze. Un anno dopo nell'agosto del 1995, è nato il mio primo figlio Hermes, al quale è legata questa mia riflessione. Circa due mesi fa, infatti, ricevetti una sua telefonata nella quale mi diceva di averla combinata grossa. Mi recai nel luogo da lui indicato, e vidi la macchina cappottata con lui miracolosamente illeso. Solo dopo, leggendo i messaggi whatsapp di quel giorno che non avevo avuto modo di guardare data la tensione del momento, mi sono resa conto che Don Felix mi aveva chiesto se ero interessata ad andare a Lourdes, proprio nei minuti dell'incidente. Da lì, con immensa gratitudine, ho pensato che il miracolo e la chiamata della Nostra Signora di Lourdes li avevo ricevuti prima ancora di partire, rinforzati poi durante il pellegrinaggio da una sensazione di benessere spirituale che non avvertivo da tempo. Ringrazio il Signore che ci rimane accanto attraverso sua Madre Maria e i suoi testimoni, in questo caso anche lei, Don Felix, per quest'opportunità che mi è stata data. Francesca

Indirizzo e contatti

Siamo a Sesto Fiorentino (Fi)

  • Via Antonio Gramsci 691-693
  • +39 055-442753
  • info[at]santacroceaquinto.it

Orari S. Messe

Messa feriale da lunedì a sabato: ore 8:30 ~ 17.30
Messa festiva del sabato: ore 18:00
Messe festive domenicali: ore 8:00 ~ 10:00 ~ 11.30 ~ 18.00

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